La Stevia, il dolcificante naturale 300 volte più dolce dello zucchero

Stevia, stevioside e glicosidi steviolici
La Stevia (Stevia Rebaudiana subsp. Bertoni, famiglia Asteracee) è un piccolo arbusto originario della zona di confine tra Brasile e Paraguay, dov'è conosciuto con il nome di ka'ha he'e (erba dolce o erba del miele). Naturalmente, l'appellativo non è affatto casuale, dal momento che la Stevia è ricca di componenti dolci, con un potere edulcorante che arriva a superare anche 300 volte la dolcezza del saccarosio.
Dopo la scoperta della Stevia, datata 1887, ad opera del naturalista di origine svizzera Mosè Santiago Bertoni, si è dovuto attendere fino al 1931 per la caratterizzazione delle sostanze edulcoranti presenti nelle foglie. Si tratta principalmente di glucosidi dello steviolo, denominati Stevioside, Rebaudioside (A,B,D,E) e Dulcoside (A e B). Dalla degradazione di questi glicosidi dolci si ottiene lo steviolo; ad esempio, la molecola di stevioside è formata dall'unione di una molecola d steviolo con tre molecole di glucosio, mentre nel rebaudioside A le molecole di glucosio sono quattro.
I glicosidi della Stevia sono piuttosto stabili al calore ed al pH, non fermentano, non caramellano alla cottura e presentano una buona solubilità in acqua, alcool metilico ed etilico. Inoltre, risultano sicuri anche per i malati di fenilketonuria.
Principali glicosidi contenuti nei tessuti della Stevia:
- 5–10% stevioside (potere edulcorante 250–300 volte superiore al saccarosio);
- 2–4% rebaudioside A (potere edulcorante 350–400 volte superiore al saccarosio; apprezzato per il minor retrogusto amaro-liquirizia rispetto agli altri glicosidi steviolici);
- 1–2% rebaudioside C;
- 0.5 –1% dulcoside A.
Le suddette quantità variano a seconda delle cultivar e dell'ambiente di crescita della Stevia, incluse le variazioni stagionali.
Oltre ai glicosidi dall'alto potere edulcorante (vedi tabella), la Stevia è ricca di ferro, manganese e cobalto; è priva di caffeina e naturalmente contiene anche carboidrati, proteine, vitamine e minerali. All'uso della droga in toto, la tradizione popolare, ed alcune evidenze scientifiche, attribuiscono diverse proprietà: antiacide, antibatteriche, leggermente lassative (per azione osmotica), ipotensive ed ipoglicemizzanti.
Aldilà dell'elevato potere dolcificante, una caratteristica fondamentale della Stevia è che i glicosidi in essa contenuti non vengono assorbiti e come tali non hanno alcun effetto significativo, sui livelli glicemici. A livello intestinale, tuttavia, i batteri del colon possono degradare lo stevioside a steviolo, che viene prontamente assorbito dalla parete enterica, inattivato dal fegato ed immediatamente espulso con le urine. Per la presenza di uno studio, datato 1985, che mise in luce una possibile e mai confermata capacità mutagena dello steviolo ad alte dosi, la Stevia ed i suoi derivati hanno conosciuto un iter legislativo piuttosto travagliato. Mentre sembra ormai certa l'assoluta sicurezza del rebaudioside A, qualche dubbio rimane sulla possibile genotossicità dello stevioside e dello steviolo assunti ad alte dosi; la maggior parte degli studi, comunque, concorda sull'assoluta sicurezza di questi dolcificanti, tra l'altro empiricamente avvolarata dalla tradizione secolare di impiego della Stevia come dolcificante per alimenti, incluso il matè (nelle aree in cui è più diffuso il consumo di Stevia e derivati, non si registra alcun aumento di incidenza delle forme tumorali in qualche modo riconducibili a steviolo e stevioside).
Insieme alle numerose evidenze sulla totale innocuità della Stevia, varie ricerche attribuiscono a questa pianta diversi effetti benefici. Infatti, oltre a vantare un potere calorico e cariogeno praticamente nullo, la Stevia non solo non incide sui valori di glucosio nel sangue, ma sembra addirittura diminuirli (proprietà ipoglicemizzanti), migliorando la tolleranza al glucosio. Tale effetto sembra imputabile ad un'azione diretta dello stevioside e del rebaudioside A sulle cellule beta pancreatiche, dove in presenza di glucosio stimolerebbe la produzione di insulina. Il fatto che la Stevia ed i suoi glicosidi stimolino la produzione di insulina soltanto quando la glicemia è anormalmente alta, è piuttosto vantaggioso, poiché scongiura il rischio di ipoglicemia in pazienti diabetici.
Oltre a rappresentare un dolcificante particolarmente interessante in caso di diabete, la stevia è utile come edulcorante a zero calorie nei regimi alimentari volti a promuovere la perdita di peso.
Infine, il presunto effetto ipotensivo della Stevia (ancora in attesa di conferme univoche) e dei suoi glicosidi, sembra collegato all'inibizione del passaggio del Ca++ dallo spazio extracellulare al citosol.
Fonte: Mypersonaltrainer.it